Anche l’equilibrio vita-lavoro diventa elemento di trattativa

“La Stanza del Coach” consulenti esperti cercheranno di fornire una “mappa” per navigare il mondo del lavoro e gli strumenti giusti per governarlo. Individuando le traiettorie del mutamento in atto e i trend del prossimo futuro.
15/12/2022
Daniela Fabbri

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Da una parte il potere decisionale, lo status sociale, il benessere economico. Dall’altra il tempo da dedicare a sé stessi e alla famiglia, il benessere psicofisico, la realizzazione personale. Fino ad alcuni anni nella scelta di un posto di lavoro i primi tre elementi avevano un peso preponderante, i secondi tre spesso erano un gradito complemento. Poi c’è stata la pandemia, e una rivoluzione del tutto imprevista: lo smart working, una sensazione di maggiore vulnerabilità, come pure il peso sempre maggiore dei Millennials e della Generation Z nel mondo del lavoro, hanno contribuito a cambiare le priorità e le richieste dei lavoratori.

 

“Nell’ultimo periodo sono molto aumentate le persone che, in una fase di transizione di carriera, mi chiedono di valutare opzioni che consentano di lasciare più spazio alla famiglia o al tempo per sé stessi”, spiega Donatella Cappelletti coach e consulente senior di LHH. “C’è un evidente mutamento nell’equilibrio dei valori legati alla dimensione professionale. E sono i valori a determinare gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Alcuni anni fa stipendio e potere decisionale erano indubitabilmente tra gli elementi predominanti. Poi diversi fattori, tra cui la pandemia e lo smart working, hanno portato alla luce delle esigenze che erano già latenti. Molte persone hanno cambiato i valori di riferimenti rispetto al lavoro, vogliono continuare a raggiungere i loro obiettivi ma ancorandoli ai valori personali. La domanda è: si può fare?”.

 

Secondo Donatella Cappelletti ci sono dei segnali che vanno in questo senso: “Il dibattito sulla settimana corta è il primo. Ci sono molte sperimentazioni in atto, in diversi paesi europei, che stanno valutando la produttività e la soddisfazione personale correlate a questo nuovo modello. Questo indica che alcune aziende hanno compreso che se aumenta la soddisfazione aumenta anche la produttività”. E ci sono fattori che potranno spingere in questa direzione: dalla necessità di ridurre i consumi energetici alla guerra dei talenti, che vede soprattutto i giovani (ma non solo) prediligere offerte che garantiscano flessibilità oraria e maggior attenzione al benessere psicofisico. “C’è solo bisogno di tempo”, riflette la coach, “perché si inneschi un volano che porti a cambiamenti a livello sociale, economico e organizzativo”.

 

Quindi è arrivato il momento di inserire anche questa dimensione nel tavolo della trattativa? “Vedo dei timidi cambiamenti in questo senso”, conclude Donatella Cappelletti. “Nell’ultimo anno questo elemento è entrato in alcune negoziazioni, con un’attenzione diversa ai tempi, alle giornate a casa. Ci sono aziende che, per esempio, dichiarano la disponibilità allo smart working già nell’annuncio di lavoro. È quindi un elemento che un candidato può negoziare con l’azienda, un rischio che può iniziare a prendersi, a patto che lo faccia dopo che è stato scelto, quando il suo potere negoziale è molto più consistente”. Dalla coach arriva un ultimo consiglio: “Quando si cambia lavoro o se ne cerca uno nuovo è fondamentale fermarsi a riflettere su quali sono i valori che riteniamo imprescindibili, perché poi la ricerca si orienta proprio in base a questi valori. Ad esempio, può essere un rischio orientare una ricerca sul potere decisionale o solo sul fattore economico, se quello che si vuole veramente è un equilibrio vita-lavoro più soddisfacente”.