Torna a crescere l’occupazione, ma restano i profili introvabili

1,2 milioni di possibili assunzioni nel trimestre gennaio/marzo: secondo l’ormai tradizionale Rapporto Excelsior-Unioncamere, l’occupazione italiana sta tornando a crescere
13/10/2022

 

1,2 milioni di possibili assunzioni nel trimestre gennaio/marzo: secondo l’ormai tradizionale Rapporto Excelsior-Unioncamere, l’occupazione italiana sta tornando a crescere. Lo confermano proprio i dati sull’occupazione, che a dicembre 2021 è tornata a toccare il 59%, riportandosi a livelli pre-Covid, con 540mila occupati in più, -184mila disoccupati e, soprattutto, -653mila inattivi, persone che quindi stanno ritornando attivamente a cercare lavoro. Il tasso di occupazione femminile è salito al 50,5%, mentre quello maschile si attesta al 67,6%. Le incertezze legate alla pandemia, ma soprattutto fenomeni globali come il caro-energia, la difficoltà di reperimento delle materie prime, i timori per il rialzo dell’inflazione influiscono naturalmente sulle scelte delle aziende: la maggior parte dei contratti di lavoro è infatti a tempo determinato (+434mila), a fronte di circa un terzo a tempo indeterminato (+157mila). Calano in modo significativo anche gli autonomi (-50mila), forse per un ripensamento sul modello di attività e i rischi connessi, emersi in modo prepotente con la pandemia.

 

Chi cerca, chi non trova

 

A trainare la ripresa dell’occupazione sono stati soprattutto i comparti della metallurgia, della meccanica e dell’elettronica, che insieme fanno registrare quasi la metà delle assunzioni; ancora in sofferenza invece il tessile-abbigliamento-calzature, il turismo, i servizi culturali, il commercio all’ingrosso e la logistica. I vari superbonus hanno invece determinato un boom di assunzioni nell’edilizia, che è però anche uno dei settori con più difficoltà a reperire profili qualificati. Sono 64mila le figure introvabili nell’ambito delle costruzioni, prevalentemente figure specializzate come falegnami, elettricisti, installatori e tecnici di collaudo: i dati generali dicono infatti che 16 su 30 profili introvabili sono proprio quelli di operai specializzati. Oltre a quelli che mancano nell’edilizia, nell’industria mancano anche fabbri e manutentori. Altro settore in grande sofferenza è quello dell’IT e dell’informatica in generale: in questo ambito per alcune figure il mismatch (cioè l’impossibilità di trovare il profilo con le competenze richieste) supera abbondantemente il 50% delle posizioni disponibili. Quasi introvabili gli ingegneri, soprattutto quelli elettrotecnici e dell’informazione, che fanno registrare una difficoltà di reperimento del 57%.

 

Le tendenze trainanti

 

Nel 2021 il 71% delle imprese ha investito in trasformazione digitale e il 53% in tutto quello che ha a che fare con la sostenibilità: da qui la forte richiesta di profili professionali specializzati in questi due ambiti. Ma mancano anche laureati in scienze matematiche, fisiche e informatiche (55,8% di difficoltà di reperimento), in chimica farmaceutica (46,6%) e diplomati in meccanica, meccatronica ed energia (46%). I comparti in cui lo skill mismatch è più avvertito sono l’industria per la produzione di macchinari, quella del legno e l’intero comparto ICT, mentre nord-est e nord-ovest sono ancora le aree geografiche dove più numerose sono le ricerche di personale che non riescono a essere colmate. Un altro dato conferma un’evoluzione in atto ormai da qualche anno: calano le richieste per professioni impiegatizie (-11,4%) e le domande di diplomati (-12,9%), a eccezione di quelli che escono dai percorsi altamente professionalizzanti come gli ITS.